Baby pensioni dopo 14 anni e mezzo: di chi è la colpa?
Recenti programmi televisivi di cronaca col fine di indignare, hanno riportato all’attenzione il caso di baby-pensionati che, squilibrando da decenni il sistema pensionistico, ci costringono ora a vedere la pensione solo dopo aver raggiunto i 70 anni di età.
Il caso che più scandalizza è un’anziana signora che da quando aveva 29 anni, dopo 14 anni 6 mesi e 1 giorno di lavoro, percepisce una pensione non relazionata ai suoi pochi contributi, ma pari al 94% della sua retribuzione lavorativa. Ovviamente poi rivalutata al costo della vita man mano che questa cresceva. Il problema è che è tutt’altro che l’unica.
È chiaro che i lavoratori di oggi che per ribilanciare la spesa del sistema pensionistico sono chiamati a lavorare oltre i 67 anni di età, vedono in questa signora e nei privilegiati come lei, la colpa del loro sfruttamento.
Ma questi baby pensionati, per quanto privilegiati, sono semplicemente persone che hanno rispettato le leggi, la colpa non è loro.
Direi che la colpa originale è di chi si è inventato questa legge che premiava il pubblico impiego permettendo alle donne sposate con figli di andare in pensione dopo 14 anni 6 mesi e 1 giorno di contributi, 20 anni per gli statali e 25 anni di lavoro per i dipendenti degli enti locali.
Tutto questo deliberato dal governo democristiano del 1973 presieduto da Mariano Rumor con un provvedimento votato all’epoca da maggioranza e opposizione, sulla spinta, si dice, delle rivolte sociali con lo sfondo della manaccia terroristica che furono sedate distribuendo reddito con provvedimenti simili a questo.
Legge sui baby pensionamenti che rimase in essere fino alla fine del 1995 quando la riforma Dini si occupo di eliminare questo tipo di fuoriuscite anticipate dal lavoro introducendo la pensione di anzianità.
Ma tra il 1973 e il 1995 chi, in maniera complice, tenne in vita questa regola? Chi sono stati nel frattempo i presidenti del consiglio che hanno permesso questo sperpero? Questi secondo me sono i colpevoli di questa ingiustizia, non i privilegiati che hanno goduto di questo regalo. Perché questo regalo ha giovato secondo me prima di tutto alla loro fama politica. Col problema che molti di loro oggi sono considerati grandi statisti invece di distruttori del nostro sistema sociale di oggi. Ecco l’elenco di questi benefattori dell’epoca per colpa dei quali oggi stiamo ripianando di tasca nostra quelle spese folli:
Mariano Rumor: 7 luglio 1973 – 23 novembre 1974
Aldo Moro: 23 novembre 1974 – 29 luglio 1976
Giulio Andreotti: 29 luglio 1976 – 4 agosto 1979
Francesco Cossiga: 4 agosto 1979 – 18 ottobre 1980
Arnaldo Forlani: 18 ottobre 1980 – 28 giugno 1981
Giovanni Spadolini: 28 giugno 1981 – 1 dicembre 1982
Amintore Fanfani: 1 dicembre 1982 – 4 agosto 1983
Bettino Craxi: 4 agosto 1983 – 17 aprile 1987
Amintore Fanfani: 17 aprile 1987 – 28 luglio 1987
Giovanni Goria: 28 luglio 1987 – 13 aprile 1988
Ciriaco De Mita: 13 aprile 1988 – 22 luglio 1989
Giulio Andreotti: 22 luglio 1989 – 28 giugno 1992
Giuliano Amato: 28 giugno 1992 – 28 aprile 1993
Carlo Azeglio Ciampi: 28 aprile 1993 – 10 maggio 1994
Silvio Berlusconi: 10 maggio 1994 – 17 gennaio 1995
Poi finalmente sotto il governo di Lamberto Dini (17 gennaio 1995 – 17 magio 1996) si mise la parola fine a questo privilegio sociale.
Sono dell’idea che ogni volta che vediamo un ingiustizia resa legale per legge, la prima domanda che dovremmo porci è: chi ha approvato quella legge? E la seconda: chi, pur avendo il nostro mandato elettivo per sistemare le cose, si è reso complice non eliminando quella legge?